“Finisterrae” di Cinzia Di Mauro, romanzo distopico (Delos Digital 2025), all’incontro letterario di MerCoLibrì, associazione culturale Arci La Dimora – associazione ludica culturale giorno 25 giugno 2025 online. Dialogano con l’autrice scrittori di fantascienza di grande spessore quali Giovanna Repetto e Nino Martino. Moderatore della serata Mario Pesce.
Si è parlato della cifra che contraddistingue la mia scrittura, l’ironia e il surreale, attraverso tutta o quasi la mia produzione. L’ironia aiuta a non prendersi troppo sul serio in un mondo in cui la tragedia abbonda (elenco a casaccio) da “Pangolino mon amour!” sulle tragicomiche avventure dell’epoca covid (di quest’ultimo argomento o se ne sorride o si rimuove; e quindi al via gag iperrealiste), a “Finisterrae” con fraintendimenti comici in un universo distopico, passando per “La storia vera di un killer nano” autobiografia nata per difendersi dalle accuse in un processo in contumacia, o “I love Meteorite” su un meteorite che minaccia la Terra. Il surreale al contempo serve per uscire dalla quotidianità, o meglio per immergersi in fantasmagorie che aiutano a comprendere meglio la realtà, esasperandola, facendone emergere i contrasti.
In “Finisterrae”, in particolare, tra realtà e finzione, tra comprensioni e malintesi, tra il mondo della follia e quello dell’insania, di una guerra perenne che serve per privare della libertà le popolazioni (nonostante i nomi dei due schieramenti sbandierino l’egida proprio della “libertà” nei loro nomi).
Sono emersi i miei modelli per “Finisterrae”: Kafka (tanto del “Castello” come del “Processo”) per il senso di oppressione, Hieronymus Bosch per le creazioni surreali, Orwell di “1984” per i regimi totalitari e le atmosfere sognanti di “Brazil” di Gilliam.
Pare essere piaciuto molto lo stile di “Finisterrae” armonioso ed ottocentesco, pieno di ritmo musicale, nato naturalmente come linguaggio di un personaggio, Thomas Zimmer, maestro di musica e canto, virtuoso del piano, che un po’ come l’albatro baudelairiano vola alto sulle sozzure del suo mondo con la sua arte, ma appena discende è impacciato e goffo.
Molto calzante l’interpretazione di G. Repetto del titolo “Finisterrae” nonché nome del sancta sanctorum della tenuta nobiliare in cui Zimmer viene chiamato. Ha detto, infatti, rappresentare le colonne d’Ercole, quel luogo oltre cui ogni cosa si capovolge, proprio come avviene nella visione del protagonista.
Il mio anfitrione mi ha chiesto quale elemento mi abbia folgorata per dare inizio a “Finisterrae” e ho spiegato di essere stata attirata proprio dalle creazioni allucinate del “brutto” di Bosch e dal protagonista che rappresenta l’artista puro, candido, facilmente manipolabile.
Infine, una curiosità è sorta anche sul mio modo di scrivere ovvero che dopo il personaggio o l’ambientazione arrivati come illuminazione poi si passa alla fase totalmente razionale, all’impianto, alla struttura dell’opera che deve essere scritta in maniera maniacale prima di iniziare la vera e propria scrittura creativa per evitare incongruenze, incoerenze, elementi disarmonici dell’insieme.
La serata si è conclusa simpaticamente chiacchierando del gioco di ruolo, mia passione giovanile, in comune con l’associazione La Dimora, che ha dato origine alla trilogia “Genius”, perché pensavo di costruire un sistema di gioco per i miei amici, ma poi mi son fatta prendere un po’ la mano 😉