Pangolino mon amour!

Il covid19, senza mai essere nominato, è il protagonista assoluto di questo romanzo che vagola tra il reale delle storie di vite interrotte e il surreale di cospirazioni, alieni, un demonio (da cui si diparte un racconto apparentemente parallelo, Cronache luciferine) e assurdità varie. È una narrazione del periodo più folle degli ultimi due secoli segnando un prima e un dopo per tutti noi. Il tono è distaccato, “rampante”, pronto a toccare tutte le corde emotive (facendo seguito a uno stile a volte secco, talvolta spiraliforme), con ironia sferzante per indagare il senso della vita. 

Gli effetti di quegli annunci furono tra i più straordinari che si potessero immaginare. La popolazione innanzi tutto cominciò a dividersi in sì vax e no vax, i primi belli, buoni e destinati alla sopravvivenza, i secondi brutti, cattivi, asociali, chetepossino, birilli in attesa dello strike. I sì vax, oltretutto, avrebbero ottenuto l’agognato premio, il Santo Graal (accompagnato da squilli di tromba angelici), il green pass, ovvero il pass-partout, tutto pass nient rest, trapass, ripass, compass, impass, pass parol, pass paperin con la pip in bocc, che ti garantiva di non ammalarti ma anche no, che ti garantiva di prenderla in forma lieve ma anche no, che ti garantiva di far finire le ondate della pandemia ma anche no, che ti garantiva di mantenere il tuo olfatto ma anche no. I no vax invece sarebbero finiti nel limbo dei paria di cui non si sapeva che fare: nasconderli in un sottoscala? Chiuderli in casa fino alla fine dei tempi bui? Conservarli in formalina o in capsule criogeniche? Dotarli di microchip con sirena per segnalarne il passaggio, di un bollino rosso da applicare agli abiti? L’imbarazzo era evidente. Si lacerarono famiglie, partiti politici, chiese, luoghi di lavoro. Scoppiò una vera e propria guerra civile a colpi di sguardi in cagnesco e strisciate di green pass, nel cui caos procedeva la teoria degli scaglionati.

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