“Il caso Sophronia”

Ho cominciato un nuovo romanzo e nell’augurare a tutti un buon 2013 vi regalo l’incipit : )

– COME? TRA UNA SETTIMANA? – urlai con un timbro più alto di quanto avessi sperato.
I piatti picchiavano bandanzosi alle nostre spalle, intervallati da frizzanti ottoni, mentre i fumi dell’usnea uniti agli effetti del vinforte delle Lande Meridionali finivano per ottenebrare del tutto le mie ultime risorse razionali.
– Tra una settimana? – ripetei più pacatamente, tentando di ritrovare un contegno.
Trivulzio assentì, un sorriso tra il beato e l’inebetito stampato sul volto. L’occhio lucido dietro il monocolo tradiva fortunatamente il mio stesso grado di sobrietà. Ma non era la sola somiglianza con il sottoscritto, di cui andavo ben più fiero. I visi di entrambi di espandevano opulenti in forme quasi perfettamente circolari, in assoluta corrispondenza con ventri degni del massimo rispetto. Sulla sua testa, tuttavia, sbocciava una candida e voluminosa parrucca e le sue spalle erano ricoperte di un ermellino da Comizio. Al contrario, ahimè, io potevo anche sfoggiare il completo all’ultima moda turchese, con calzoni al polpaccio e calze di satin, ma al di là di un modesto colletto di pizzo non avrei avuto accesso.
Ciascuno nei suoi ranghi, dico bene? Per la verità, lo stesso Trivulzio, che mi teneva da qualche anno tra i suoi protetti, mi aveva prospettato il grande salto. Se avessi perseverato in questa direzione, presto o tardi avrebbe proposto la mia candidatura a Benemerito. E con tutte le conoscenze da me acquisite tra i pidocchi avrei avuto praticamente l’elezione in pugno. Forse la notizia era arrivata anche alle orecchie del mio concorrente Marcellus, dacché negli ultimi tempi mi dimostrava non poca considerazione.
Da parte mia, attendendo umilmente di fregiarmi primus nel mio casato col nome di Lucius Magistri, mi presentavo oramai  col titolo guadagnato sul campo di Lucius Lucius.
– Non è quello che definirei un largo anticipo, ma farò del mio meglio.
– Lo so, per questo mi affido a te, mio caro…
Chiamava con questo appellativo tutti i suoi interlocutori indistintamente, della sua cerchia o meno, accompagnandosi con gesti calorosi che sfumavano dal semplice contatto di una mano all’abbraccio o al bacio in fronte. Regalava sguardi profondi fino all’anima con una generosità impeccabile tanto da far credere in una sua reale sincera compartecipazione, a tutti. Tranne che a me.

Aspetto la vostra opinione su questo e altri miei scritti : )

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